La cometa Obama è entrata nell’universo della politica americana e mondiale per restarvi. La spinta progressista e modernizzante di Obama è irrinunciabile. Obama è una risorsa americana. Però – dice il libro – i suoi fallimenti, anzitutto nell’affrontare il tema del debito nazionale, non possono essere ignorati. Il libro entra negli ingranaggi della politica americana e ne documenta i retroscena, seguendo con attenzione il montare delle tensioni culminate nello scontro politico dell’estate 2011 sull’innalzamento del tetto al debito e nei fragili accordi fiscali di fine 2011.
Con Obama, l’America è divenuta più europea, più socialdemocratica. Mentre ciò avveniva, la tendenza ridistributiva della gestione fiscale del governo Obama e la sua politica di deficit, con le marcate destinazioni sociali, hanno contribuito alla conflittualità politica che domina la scena USA e che rende difficile assecondare la crescita dell’economia (che ha prodotto 1,6 milioni di nuovi posti di lavoro nel 2011). Il libro documenta come si sia arrivati quasi allo stallo politico e legislativo, e come di conseguenza sia venuta meno una promessa centrale della presidenza Obama, cioè che le forze della ragione, del pragmatismo e della conciliazione possano unirsi per il buon governo. Su basi di conflittualità non vi può essere quel rinnovamento, fondato sulle energie morali e sul coraggio della nazione, che molti americani considerano necessario. Il libro mette l’accento sul fatto che le difficoltà della politica sono lo specchio di una società disomogenea e confusa, e sono un segno del disincanto americano.
Riguardo alla politica estera, il libro afferma che Obama non ha ridotto il profilo internazionale degli USA. I risultati della politica afghana di Obama vanno considerati un successo, dal momento che sotto la sua presidenza gli USA hanno vinto la guerra in Afghanistan. Di tale guerra il libro offre una testimonianza inedita, dalle vicende militari nelle insidiose province afghane al raid su Bin Laden, dalla ricostruzione dello stato afghano alle doppiezze pakistane, alla sconfitta storica a cui è andata incontro la chiamata a raccolta del jihad qaedista. La fermezza vincente di Obama nella guerra al terrorismo, di cui il libro rivela episodi non conosciuti e dimensioni strategiche, si è unita a un crescente coinvolgimento degli USA nella regione Asia-Pacifico. Il libro sottolinea la politica di contenimento della Cina attuata dal governo Obama, mentre indica sia le incognite e le distorsioni nello sviluppo accelerato dell’economia cinese, sia l’inadeguatezza della Cina ad assumere un ruolo di leadership. Mentre racconta l’inquietudine della Russia, o la realtà intrattabile del Pakistan, o il difficile rapporto di Obama con Israele, il libro vede un parziale insuccesso della politica estera di Obama nella ricerca di un improbabile dialogo con il regime iraniano. E in generale vede nell’ecumenismo di Obama, nella sua disponibilità a schierarsi nei conflitti civili di molte nazioni per sostenere i valori democratici, una sovraesposizione della politica estera USA, tanto più in un momento in cui il bilancio della Difesa subisce ingenti tagli (di cui il libro offre un’attenta analisi). Il libro afferma che la retorica vibrante di Obama, imbevuta di ideali, non toglie la necessità di una valutazione pragmatica del ruolo degli USA nel mondo.
Una parte significativa del libro è dedicata alla crisi dei debiti di stato europei. L’euro è visto come un gigante dai piedi d’argilla, perché è una moneta comune a paesi che non hanno le stesse politiche fiscali, né la stessa concezione dello stato. La crisi dell’euro è raccontata, con ritmo incalzante, come la storia di una moneta che cercava l’ordine e ha trovato il disordine e la violenza dirompente dei mercati. Sulla realtà oscura dei mercati, il libro prova ad aprire spiragli chiarificanti. Nell’evidenza che l’unione monetaria tra paesi con politiche fiscali divergenti è vulnerabile, il libro documenta la necessità e la difficoltà di imporre un’austerità che i popoli non vogliono.
Ogni pagina del libro è occasione per misurare la portata globale e il significato storico degli eventi. Occasione, anche, per invitare a un viaggio stimolante sulle strade di un’America tempestosa e fascinosa, e di un mondo dalle mille luci incoerenti e reali.
Parte prima
Il primo fallimento. Il muro del debito
- Riguardo allo stato dell’Unione
- Bilancio 2012
- Una lunga contesa politica
- Il piano Ryan
- Obama si fa avanti
- L’America parla di default
- Allarme rosso
- Saga deplorevole
- Il treno di Lincoln
Parte seconda
Il secondo fallimento. Stati disuniti, incendi e pompieri
- Divisione politica
- I disastri naturali
- Società e immigrazione
- Terrorismo interno
Parte terza
A proposito di altri successi e fallimenti
- Non tanto Celeste Impero
- Dall’Iran al Pakistan via Bagdad
- Sole, vento e petrolio
- Addio alle armi fuori misura
- Cyber
- Nomine al vertice
Parte quarta
Europsicodramma
- Il collo della clessidra
- Percezioni più forti della realtà, ovvero tempi moderni
Parte quinta
Il terzo fallimento. Ecumenismo fuori stagione
- Spirali arabe
- La crisi libica della primavera 2011
- Il giorno dopo
- Medio Oriente, Israele: il discorso del 19 maggio 2011
Parte sesta
Il successo. Afghanistan: ultimo atto
- Hindu Kush 2011
- Primavera di poca bellezza
- Bin Laden: fine della caccia
- Dopo Bin Laden
- Adagio, si cambia
- Il deflusso (e una fantasia)
Parte settima
Identità e disincanto
- Ancora alto profilo
- Più pozzo che pendolo
- Verso le elezioni, ovvero spirali americane
Bibliografia